Fabio D’Amico, palleggiatore classe 74, entrato quest’anno a far parte della grande famiglia SG Volley Roma ci racconta in una breve intervista la sua esperienza nel mondo della pallavolo.
Come e quando è nata la tua passione per la pallavolo? ricordi il tuo esordio?
Inizialmente direi che si trattasse di interesse, nato parallelamente alla mia prima vera passione: il basket. Mentre aspettavo l'inizio dell'allenamento di basket guardavo con interesse questo sport che, essendo privo di contatto, era molto lontano dalla pallacanestro e quindi spesso visto con scetticismo dai cestisti. Dopo aver visto la pallavolo praticata ad un livello medio-alto maschile ho dovuto ricredermi su quella che era la convinzione che serpeggiava tra noi cestisti che si trattasse esclusivamente di uno sport per ‘femminucce’. Quello che ha di più colto la mia attenzione ed ammirazione era la sorta di 'huddle' che si veniva a formare alla fine di ogni azione, sia essa vincente o perdente, come a voler dimostrare a se stessi e agli avversari che solo tramite la coesione e collaborazione del gruppo è possibile arrivare alla vittoria o rialzarsi da una sconfitta. Purtroppo nel basket per questioni di tempo (l'azione successiva inizia immediatamente dopo) questo non è possibile (al massimo ci si può concedere un high-five volante) se non a fine partita.
La tua soddisfazione più grande ricevuta in questo sport?
Non saprei dire quale sia la più grande, ma quella che ricordo con maggior piacere è sicuramente il primo campionato federale (una terza divisione) vinto ai playoff con la mia prima società FIPAV (La Storta)
C’è un evento particolare che ti è rimasto nel cuore?
Sicuramente l'arrivo nella squadra amatoriale mista (in cui ho iniziato la mia avventura nella pallavolo) di quella che sarebbe diventata la mia compagna di vita. Allora, alla tenera età di 35 anni, presi anche la difficile decisione di riporre la mia passione per il basket per portare ad un livello successivo la pratica del volley, iniziando il mio primo campionato federale dopo due anni di amatoriale misto.
Con la tua compagna di vita è stato un colpo di fulmine?
Mi piace pensare che l'amore sia cresciuto parallelamente a quella per la pallavolo, anche se ovviamente su piani distinti; proprio per questo tutt'ora, appena possibile (a fine stagione agonistica), cerchiamo sempre di partecipare assieme a qualche torneo misto come a ricordare come il tutto ha avuto inizio.
È per impressionarla e condividere con lei l'impegno in questo sport che hai deciso di dedicartici completamente?
Sicuramente non per impressionarla, anche perché lei avrebbe preferito che non abbandonassi il basket, di sicuro la voglia di condivisione ci porta a partecipare a tornei misti e mi ha condotto ad iniziare il percorso da allenatore nella sua squadra femminile.
Hai un mito pallavolistico? una squadra del cuore?
Nikola Grbic. Perugia.
Quali sono le caratteristiche di un perfetto giocatore?
Oltre alle qualità tecnico-fisiche che arrivati ad un certo livello diventano la base imprescindibile, il quid in più è rappresentato dallo spirito di sacrificio e volontà di lavorare che ti portano a dare il massimo, senza individualità o sconti, per il raggiungimento degli obiettivi del gruppo
Un tuo pregio e un tuo difetto?
Chiedersi il perché di ogni cosa e cercarne la risposta (a seconda delle situazioni risulta un pregio o un difetto).
Cosa pensi della grande famiglia SG?
E' forse troppo presto per arrivare ad una considerazione definitiva, però l'impressione avuta finora è che si tenga molto ai sani principi su cui si fonda ogni sport di squadra: lavoro di gruppo e rispetto per i propri compagni così come per gli avversari.
Quali sono le tue sensazioni sulla squadra?
E' una squadra molto eterogenea (per età, livello, estrazione sociale), come in ogni ambito questo può portare a delle difficoltà iniziali, ma sono convinto che proprio grazie a queste diversità ognuno di noi avrà la possibilità di crescere individualmente e come gruppo; i risultati che arriveranno ne saranno la diretta conseguenza.
C’è un significato speciale dietro il numero con cui giochi?
L'origine del mio numero (5) risale ai tempi in cui giocavo a basket. Il mio idolo era come per molti Michael Jordan il cui numero era 23; ma nel campionato italiano i numeri di maglia permessi andavano solo dal 4 al 14. Così optai per 5=2+3, anche perchè il mio nome è composto da 5 lettere; così come 5 sono i giocatori in campo a basket ed altrettanti quelli in 'panchina', come a testimoniare che i 'titolari' e le 'riserve' hanno la medesima importanza all'interno di una squadra.
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